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Fino a qualche anno fa, quando ancora i Compro Oro non erano diffusi, nei momenti di difficoltà economica, l’unico modo per ricavare denaro dai gioielli in oro erano i banchi dei pegni.

Questi istituti, con una storia secolare alle spalle, offrivano una boccata d’aria per chi cerca liquidità immediata, presentando oggetti di valore come garanzia. La mia esperienza in questo settore mi ha insegnato che dietro ogni oggetto c’è una storia, un momento di vita che, per necessità, si trasforma in un prestito. Il banco dei pegni rappresentava così non solo una soluzione finanziaria ma anche un depositario di storie personali e collettive.

Come funziona il banco dei pegni o monte dei pegni?

Il banco dei pegni, conosciuto anche come monte dei pegni, rappresenta una delle istituzioni finanziarie più antiche, che in passato offriva un servizio cruciale per chi necessitava di liquidità immediata. Questa pratica consentiva di ricevere prestiti rapidi garantiti da beni di valore, un’opzione preziosa in momenti di bisogno acuto.

L’origine del Banco dei pegni è antichissima e visto il ruolo che ricopre in questo settore e anche nella vita quotidiana, vale la pena saperne qualcosa in più.

Ma prima di iniziare, guarda questo breve video dove ti spiego in modo molto sintetico come funziona il Banco dei pegni:

L’origine del banco dei pegni

Il banco dei pegni vanta una storia millenaria, radicandosi nella tradizione finanziaria sin dal 1400, grazie all’iniziativa dei Frati Francescani. Questi ultimi avevano un obiettivo nobile: fornire aiuto finanziario a chi si trovava in difficoltà, creando così una delle prime forme di assistenza sociale tramite il credito. Questa istituzione nacque dalla volontà di supportare la comunità, offrendo prestiti a condizioni vantaggiose per i più bisognosi.

Come funzionava il banco dei pegni in origine?

Il prestito veniva concesso in cambio di un pegno.

I clienti, a garanzia del prestito ricevuto, dovevano presentare un pegno (non necessariamente d’oro) che valesse almeno un terzo in più della somma che si voleva ricevere e la sua durata era di circa un anno, Trascorso tale periodo se la somma non veniva restituita, il pegno veniva venduto all’asta.

La maggior parte della popolazione a quel tempo viveva in uno stato molto precario ma comunque avevano la possibilità di poter cedere in garanzia qualche bene. Gli ultimi della società, cioè i contadini, non avendo proprio nulla, portavano a impegnare sementi e utensili da lavoro.

Il ruolo che assunse il Banco dei Pegni può essere considerato come una delle prime attività bancarie della storia dell’Occidente.

Il Banco dei Pegni dell’epoca prendeva i propri fondi da utilizzare per i prestiti dalle donazioni dei nobili e dei ricchi, i quali, per ingraziarsi Dio e fare bella figura con la loro cerchia di pari, ricorrevano appunto a queste donazioni.

Come funziona il bagno dei pegni oggi?

Ad oggi la situazione è leggermente diversa. Innanzitutto la gestione del Banco dei Pegni è passata dai Francescani alle Banche private.

Per lunghissimo tempo l’unico ente privato che se ne poteva occupare era l’Unicredit.

Da qualche anno a questa parte c’è stato un re-branding societario e la società ha cambiato nome in Affide, ma non ha più il monopolio assoluto, molte altre società private stanno prendendo una fetta del mercato fornendo tassi di interesse leggermente più bassi per “accalappiarsi” una nuova clientela.

A differenza del passato, dove una persona poteva impegnare qualunque cosa, utensili dei contadini compresi, ad oggi si possono impegnare solo cose di valore:

  • Oro 
  • Orologi di Lusso (Rolex, Audemars Piguet, Cartier ecc..)
  • Argento (argenteria varia, gioielli)
  • Quadri
  • Pellicce

Credito su pegno o prestito su pegno: come funziona?

Il funzionamento del credito su pegno è rimasto sostanzialmente invariato nel corso dei secoli: un individuo porta un bene di valore al banco dei pegni e riceve in cambio una somma di denaro, con l’impegno di riscattare l’oggetto entro un periodo stabilito, pagando una certa quantità di interessi.

Questa pratica, seppur semplice, nasconde una complessità relazionale basata sulla fiducia e sulla valutazione equa dell’oggetto in pegno, elementi che ho sempre considerato fondamentali nel mio lavoro.

Chi doveva impegnare oro veniva visto, e viene visto tuttora, come una persona all’ultima spiaggia. Purtroppo si crede che sia disonorevole far sapere che si sta attraversando un periodo difficile e pochi ne parlano.

Con il diffondersi dei Compro Oro, molte persone hanno deciso di vendere il proprio oro anziché impegnarlo, ricavandone molti più soldi e tutto questo ha portato inevitabilmente una grossa flessione negli affari delle banche.

Eh sì, molti non lo sanno, ma il cosiddetto Monte di Pietà (chiamato così perché è il primo e più famoso Banco dei Pegni di Roma, si trova a Piazza Monte di Pietà) non è altro che una banca, Unicredit per l’esattezza.

La quasi totalità delle agenzie autorizzate a fare Credito su Pegno, o prestito su pegno, sono di proprietà di Banca Unicredit.

E una banca è sul mercato con uno unico scopo: il PROFITTO.

banco dei pegni

Il pegno dell’oro

Lasciamo da parte tutti gli altri oggetti di valore e concentriamoci sull’oro, l’argomento che più ci interessa nel contesto del banco dei pegni. Dare in pegno l’oro è una pratica antica, che consiste nell’offrire oro come garanzia per ottenere un prestito in denaro. La convenienza di questo sistema risiede nella possibilità di ottenere liquidità immediata, ma è essenziale essere consapevoli delle condizioni che lo regolano.

Quando parliamo di impegnare l’oro, ci riferiamo a un processo attraverso il quale l’oro viene valutato e, in base a quella valutazione, viene fornito un prestito.

Il tasso di interesse applicato su questi prestiti può essere elevato, solitamente infatti gli interessi che applica la banca sono intorno al 17%, leggermente vicino al limite di usura, posizionando il cliente in una situazione di svantaggio economico. Le banche sono molto attente a rimanere appena al di sotto di questa soglia per non avere, logicamente, problemi legali.

Applicando questi tassi rimarrai “strozzato” in questo meccanismo, perché difficilmente riuscirai a restituire il prestito maggiorato con gli interessi. 

Dalla mia esperienza, ho notato come molte persone sottovalutino questo aspetto, concentrando l’attenzione sulla immediata disponibilità di contante, senza considerare a fondo le conseguenze a lungo termine.

Un altro aspetto importante è il rischio di non riuscire a riscattare l’oro. Le banche e le istituzioni che offrono prestiti su pegno contano su questo. Nel momento in cui il cliente non riesce a ripagare il prestito più gli interessi, l’oro viene messo all’asta. È un momento delicato, in cui l’oggetto di valore, spesso anche di valore affettivo, passa definitivamente di mano.

In passato, l’Unicredit offriva una piccola percentuale dell’importo ottenuto dalla vendita all’asta al cliente originale, una pratica che però sta diventando sempre più rara da parte delle banche. Certo, non lo diceva espressamente né tanto meno te lo scriveva nero su bianco in caratteri cubitali, ma scorrendo le pagine della polizza veniva comunque citato che avevi diritto a una piccola parte sull’oro venduto in caso in cui non fossi riuscito a riscattarlo entro i limiti stabiliti nel contratto.

La mia esperienza personale in questo settore mi ha insegnato l’importanza di valutare attentamente tutte le opzioni prima di decidere di impegnare oggetti di valore come l’oro. È importante essere pienamente informati sui termini del prestito, sui tassi di interesse applicati e sulle possibili conseguenze di una mancata restituzione del prestito.

OroEtic è sempre stata l’unica che ha dato informazioni riguardo a quest’aspetto.

Negli anni ho ricevuto migliaia di telefonate di persone che erano all’oscuro di questa formula, deluse e amareggiate per aver perso il loro oro per sempre mi chiedevano se c’era una possibilità di riprendere almeno qualche soldo.

Per anni ho scritto articoli sul blog che parlavano di questo, ho ribadito nelle numerose interviste che mi sono state fatte a tutela del consumatore, come muoversi in queste occasioni.

Grazie ad internet e anche alle informazioni che OroEtic continua a dare, moltissime persone si sono recate in banca per ricevere indietro quella piccola parte di soldi che gli spettava di diritto.

Ad oggi, però, la questione è molto diversa.

Una volta che l’oro viene venduto all’asta queste società affermano di non essere riuscite a ricoprire i costi della polizza, pertanto nelle tue mani non rientrerà più nulla.

Purtroppo le banche, come sempre, fanno gli interessi delle banche.

La stipula del contratto con il banco dei pegni

Eccoci nell’aspetto tecnico della questione.

Come funziona il pegno?

L’aspetto tecnico è più facile di quanto si pensi.

Ti basta recarti in una di queste società e stipulare una polizza di pegno.

Il tuo oro verrà valutato e stipulerai un vero e proprio “contratto”, di durata 6 mesi – 1 anno, con una scadenza che può essere rinnovata.

Logicamente più prolungherai il contratto, più i costi per l’ipotetico riscatto aumenteranno.

Una volta che riuscirai a restituire il prestito con gli interessi potrai riavere indietro il tuo oro.

Ora, fermiamoci un attimo a ragionare.

Di solito, come abbiamo detto prima, le persone che impegnano il loro oro è perché hanno bisogno di soldi.

La maggior parte hanno la speranza che entro 6 mesi – 1 anno le cose possano cambiare, riuscendo così a riprendere il loro oro e a restituire il prestito.

Ma fidati, ho oltre 12 anni di esperienza nel settore, il 98% delle persone non riesce a riscattare nulla.

Inoltre, la valutazione che il Banco dei Pegni offre è molto più bassa dei Compro Oro.

Il motivo è semplice, lo prendono a poco per poi rivenderlo a 3 volte tanto.

Pertanto, potresti trovarti nella situazione di impegnare il tuo oro prendendo un terzo del valore reale per poi non riuscire a riscattarlo, perdendolo per sempre.

Quello che io invece ti consiglio di fare è di ragionarci un attimo sopra.

Se non sei sicuro di riuscire a riscattarlo entro 6 mesi – 1 anno, ti consiglio di venderlo direttamente al Compro Oro che ti offrirà di più, ricevendo, tra l’altro, una valutazione decisamente più alta.

Qualora invece tu sia abbastanza sicuro di poterlo riscattare, segui la strada del Pegno tenendo a mente però i miei consigli sopra citati.

Come impegnare l’oro? Te lo dico in parole povere

Quando vuoi impegnare l’oro al monte dei pegni, quello che ottieni è un vero e proprio prestito, con tutti i fronzoli che un prestito ha per definizione. E cioè degli interessi e soprattutto una scadenza.

Allo scadere della tua polizza o gli ridai quanto ti hanno prestato compresi gli interessi o si trattengono il tuo gioiello impegnato (che ovviamente hanno sottostimato per darti il meno possibile). Tutto molto semplice!

Per farti comprendere meglio ti faccio due conti: se normalmente 100 grammi di oro 18 carati valgono ad esempio 2000 euro, per la banca il valore della stima è di 1000 euro.

Quindi, se porti 100 grammi d’oro la banca ti presterà 1000 euro, giusto? No, Nien, Niet! La stima è di 1000 euro (che è già la metà del reale valore dell’oro… e sono stato ottimista dicendo la metà), ma ti presta solo 800 euro (il perché di questa differenza non l’ho capita nemmeno io!).

Ma non è finita perché ti toglierà in anticipo anche le spese e gli interessi del prestito su pegno (calcolati fino alla scadenza della polizza), pertanto in tasca ti arriveranno 700 euro circa.

Fin qui è tutto chiaro? Se hai avuto a che fare con il monte dei pegni ahimé, penso proprio di si.

Quando il banco dei pegni mette all’asta i gioielli?

Cosa succede se NON hai la liquidità in denaro per riscattare i pegni?

La polizza che hai tra le mani (il foglio che ti rilasciano quando impegni l’oro o i gioielli) riporta i dati del prestito che ti ha fatto il Banco dei Pegni e ha una scadenza. Entro quella data devi restituire i soldi che ti hanno prestato, per riavere indietro il tuo oro.

A questo punto hai due possibilità:

  • rinnovare la polizza pagando ulteriori interessi
  • i tuoi gioielli saranno messi all’asta e li perderai per sempre.

Torniamo per un momento ai 700 euro che ti ha prestato la banca. Se non puoi restituirli, il monte dei pegni diventa proprietario e indìce un’asta di gioielli, per venderli al migliore offerente e per rientrare dei soldi che ti ha dato.

Fino qui ancora nulla di nuovo. Ma ora arriva il bello.

Una volta chiusa l’asta di gioielli e oro, la banca incasserà il compenso.

Fine della storia? Ebbene, questo è quello che fanno credere gli impiegati di banca, a chi come te va a impegnare l’oro.

Asta di gioielli del monte dei pegni: l’utile ricavato ti spetta di diritto

Nella realtà dei fatti, la vendita di quel gioiello, nel 90% dei casi, rende alla banca molto di più di quanto ti ha dato in prestito. Ricordi? Abbiamo detto che il tuo oro valeva di più di quello che ti hanno prestato e quindi l’utile ricavato dalla vendita nelle aste giudiziarie – tolti i 700 euro del prestito – è tuo di diritto.

Te lo spiego meglio:

  1. Tu non restituisci il prestito su pegno
  2. La banca vende il tuo oro per una cifra più alta di quanto te l’ha valutato
  3. La differenza tra l’uscita (prestito) e l’entrata (vendita) formano IL GUADAGNO della Banca.

La valutazione del tuo oro era così bassa all’inizio proprio per proteggersi dalla possibilità che tu non ripaghi il prestito. In sostanza, vogliono essere sempre sicuri di rientrare della perdita. E tra il guadagno di cui ti detto sopra, i costi di gestione della pratica e i costi dell’asta, quello che rimane è un vero e proprio UTILE che per legge è TUO.

Vuol dire che se vai in banca con la tua polizza e ti dicono che il tuo oro è stato venduto, hai tutto il DIRITTO di riscuotere la differenza di denaro derivata dalla vendita all’asta.

Perciò, se negli ultimi 5 anni hai visto il tuo oro andare all’asta dei pegni e possiedi ancora la tua polizza, puoi andare all’agenzia dove è stata emessa e pretendere indietro quel denaro!

Per essere onesti, può capitare che la banca si ritrovi costretta a vendere in pari o addirittura in perdita, soprattutto se ha sovrastimato il valore di qualche gioiello. Questi errori degli impiegati però sono sempre meno tollerati ed è uno scenario che accade sempre meno.

Concludendo, se hai dell’oro usato e vuoi ricavarne denaro hai due possibilità:

  • Impegnarlo in banca (ora hai tutte le conoscenze per non farti fregare)
  • Venderlo in un Compro Oro dove non potrai più riavere indietro il tuo oro ma otterrai molti più soldi, e subito.

Non mi stancherò mai di ripeterlo: l’informazioni e la conoscenza sono le uniche armi che abbiamo per muoverci in questo mondo senza farsi fregare.

Ora che conosci tutta la verità che è dietro il Banco dei Pegni non potranno più prendersi gioco di te.

Qualora invece tu sia abbastanza sicuro di poterlo riscattare, segui la strada del Pegno tenendo a mente però i miei consigli sopra citati.

Se desideri avere ulteriori informazioni chiamami al Numero Verde 800 180 694 oppure scrivimi all’email info@oroetic.it

Altrimenti recati in uno dei negozi OroEtic.

OroEtic è una catena di Compro Oro a Roma e Milano

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